STORIE D'AMORE PER STRADA
17/25 settembre 2005
In occasione della Festa "Monza città dai molti centri",
si è svolto un laboratorio presso i Teatri
Possibili di Monza
mirato a realizzare in piazza, una serie di
brevi interventi diurni con utilizzo di oggetti.
Materiale disponibile:
Note sul teatro 'd'animazione', note
sul laboratorio, canovaccio de "L'omino
di fumo", canovaccio de "L'impiegato",
immagini.
Note sul Teatro d'Animazione
Parlando di Teatro d'Animazione si rischia facilmente di venire fraintesi.
Per quanto mi riguarda con Teatro d'Animazione intendo quel teatro dove
a fianco di attori o al loro posto, si animano oggetti o elementi non viventi
che, animati, si fanno portatori di emozioni.
Marionette, burattini, pupazzi, ombre, possono definirsi il campo del Teatro
di Figura, che è una parte importante del Teatro d'Animazione.
Ma il mondo degli oggetti e degli strumenti animabili sembra non abbia confini.
La commistione di queste forme d'arte, con quella dell'attore (ad esempio
una scena che vede fianco a fianco un attore e un pupazzo) è un terreno
difficile e rischioso, ma è più naturale di quanto si pensi.
Infatti colui che dà movimento, voce e espressione, anzi più di queste tre
cose messe insieme, colui che è animatore, è un tipo particolare di attore.
Una presenza assenza. Da questa convinzione parte il percorso che propongo:
il Teatro d'Animazione è alla base delle forme spettacolari dove un elemento
inanimato si fa carico di comunicare emozioni; e per avvicinarsi a quest'arte,
chi vuole essere animatore deve conoscerne a sua volta le basi. E le basi
sono particelle minime comuni all'arte dell'attore, legate alla percezione
dello spazio, del movimento e, infine, del muovere (l'altro da sé, l'attenzione
dello sguardo altrui).
Così lo studio sarà attorno alla capacità e alla possibilità di muoversi
come di muovere, attorno alla scoperta di strumenti inusuali per muovere...
cosa? Il vuoto, l'aria, la propria ombra, il compagno, lo sguardo di chi
guarda, lo strumento per muovere, un oggetto, una assenza, se stessi.
Allora gli oggetti saranno tramite della nostra "anima".
Tommaso Correale Santacroce - Milano 10 settembre 2005
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Note sul laboratorio "Storie d'amore per strada"
Il laboratorio "Storie d'amore per strada" che ho tenuto a Monza in settembre,
mi ha permesso di riprendere un lavoro cominciato con il gruppo di allievi
della "Fontanella aperta" (che poi ha proseguito verso la realizzazione
di QQ). Si tratta di una serie di esercizi "muoversi/muovere"; ovvero uno
studio sull'attenzione, lo sguardo e lo sviluppo della percezione del movimento
mirati a stimolare la capacità a muovere e seguire il movimento. Movimento
di cosa? Di un oggetto, ma anche di un'altro attore-animatore, di uno spazio
vuoto nella scena, dell'attenzione del pubblico. Gli esercizi appunto esplorano
diverse possibilità.
In questo laboratorio ho posto l'accento sul ruolo dell'animatore in quanto
artefice di azioni teatrali, verso le quali si pone con uno sviluppo
della percezione e dell'attenzione pari a quello dell'attore, con un atteggiamento
simile in quanto a trasporto e coinvolgimento.
L'animatore-attore sperimenta diverse "distanze" dalla scena: quasi dovesse
agire nel campo dello
straniamento brechtiano, dove in alcuni momenti
il suo corpo e il suo viso incarnano un personaggio e in altri momenti "scompaiono"
dietro un oggetto mosso a vista. Incarnare un personaggio e dare vita ad
un oggetto, sono solo i poli di una unica percezione in cui vi sono diversi
livelli, dove l'"anima teatrale" fluisce attraverso le persone e gli oggetti,
accesa, condotta e spenta dagli animatori-attori. L'attore-animatore si
sposta apparendo e sparendo, accompagnando gli oggetti che vivono e si spengono
sotto gli occhi dello spettatore.
"Storie d'amore per strada" è stato un laboratorio (anche se molto breve)
e non solo un seminario, perché i partecipanti hanno portato idee e proposte
che hanno inciso sul corso degli incontri e sulla creazione di due brevi
azioni teatrali.
Le azioni, che abbiamo chiamato "L'omino di fumo" e "L'impiegato", esplorano
appunto diverse "distanze". Nella prima: l'animatore distante dall'oggetto,
che ne è solo supporto; l'animatore che si pone a fianco dell'oggetto e
ne condivide lo spazio, "nascondendosi" o "apparendo"; la creazione di uno
spazio vuoto "vivo"; l'animatore che abbandona l'oggetto e ne lascia risuonare
l'immobilità, per poi riprenderlo subito e ricominciare a sostenerne l'"anima".
Nella seconda, quella titolata "L'impiegato": l'attore calato nella quotidianità
della piazza a mimetizzarsi in mezzo alla gente; l'attore che muove un altro
attore, e che ne è mosso; l'attore che mima d'essere mosso da un oggetto.
Tommaso Correale Santacroce - Milano, 3 ottobre 2005
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Canovaccio per l'azione teatrale di piazza
L'OMINO DI FUMO
Testi tratti da "Poesie 1972-2002" di Vivian
Lamarque - Mondadori,
Oscar n.57, 2002
Personaggi:
4 animatori che muovono: un piccolo frac, un cilindro,
un paio di scarpe bicolore, un libro.
- In quello che sarà lo spazio scenico viene posizionata una sedia,
a lato, centrale. Con "spalle coperte" o comunque a chiudere l'area
della scena, prevedendo che quel che vi sarà dietro sarà considerato
dal pubblico estraneo all'azione.
- Gli oggetti vengono mossi con aste, canne da pesca e pinze:
il frac con una canna da pesca di sei metri
il cilindro con una canna da pesca di due metri
le scarpe con un'asta elastica di tre metri
il libro con le pinze da negozio che si usano per gli oggetti posti
negli scaffali alti.
- Gli animatori si organizzano in parata: davanti a tutti c'è
chi muove il libro, non proprio al centro della via ma un po' spostato a
sinistra, alle sue spalle un po' sul lato destro quello che muove il cilindro.
Un po' dietro c'è chi muove le scarpe (che sono attaccate ai due
capi dell'asta). A chiudere il frac, alto sopra tutto e tutti, che si muove
anche mosso dal vento.
- La paratina sfila lungo la via più frequentata da passanti
e arriva alla piazza dove si svolgerà l'azione vera e propria.
- Entrano nella piazza e cominciano a segnare il loro spazio scenico
con i movimenti dei loro oggetti, che girano e si muovono in una zona ben
precisa. Le scarpe hanno cominciato a toccare terra per spostarsi.
- Subito le scarpe vengono posate a terra e sganciate dall'asta. A seguire
vengono liberati il frac poi il cilindro e infine il libro. Asta, canne
da pesca, pinza vengono lasciate in posizione centrale vicine fra loro,
in modo che non siano d'intralcio a persone e animatori.
- Gli oggetti si muovono nello spazio, non più volanti come sospinti
dal vento, ma "appoggiati" a qualcosa. La terra o una "invisibilità"
che li sostiene. Il frac cerca in giro un corpo su cui appoggiarsi, le scarpe
sembrano già mosse da piedi invisibili, il cilindro si sposta come
fosse su una testa che non si vede. Il libro invece vola ancora, a olte
sbattendo le pagine, a volte chiuso come mosso da un pensiero.
- Il frac trova le scarpe e insieme sembrano essere indossati dalla stessa
invisibile piccola persona: fanno una giravolta. Poi il frac va dal cilindro.
Vi si mette sotto e con lui pure fa una giravolta. Poi va dal libro e se
lo mette sotto braccio. Poi si rimette a spostarsi da solo.
- I quattro oggetti convergono verso la sedia e lì, compongono una
figura seduta che legge un libro. Un personaggio invisibile, presente eppure
assente.
Quest'omino invisibile, che noi chiamiamo "di fumo", parla:
l'animatore delle scarpe dà voce:
l'amore mio è buonissimo
infatti quando si ricorda
si sforza sempre di farmi delle domandine
per far vedere che si interessa a me
l'amore mio poverino è commovente
l'animatore del frac dà voce:
all'amore mio si chiudono un po' dal sonno gli occhi
belli
infatti sono le tre meno un quarto
io sono una peste perché all'amore mio io rubo il sonno
l'animatore del libro dà voce:
l'amore mio certe volte mi fa piangere così
tanto
che non so più come fare
ma dopo quando è passata
appena penso all'amore mio mi viene subito da sorridere
l'animatore del cilindro dà voce:
l'amore mio è cattivo
infatti non legge le mie poesie
e allora le mie poesie si sono malate
ecco
e poi sono morte
sono morte tutte e quattrocento
e quello che adesso scrivo già non c'è più
a meno che nel vento
- Ogni volta che parla, l'omino di fumo si muove di conseguenza. Dopo
la frase dell'animatore del cilindro, l'omino di fumo svanisce e tutti
gli abiti si posano sulla sedia.
- Gli animatori si allontanano. Aspettano un istante, poi uno per uno
vanno a prendere il proprio oggetto e gli ridanno vita: gli abiti dell'omino
di fumo riprendono il volo allo stesso modo di sono come arrivati.
- Gli oggetti tornano all'asta, alle canne da pesca e alla pinza. Lì
vengono agganciati ad esse e riprendono a volare alti.
- Gli animatori si riposizionano in formazione da parata ed escono dalla
piazza. Tornano da dove sono venuti.
Gli animatori:
Vanessa Bertuolo
Paolo Miloro
Laura Stucchi
Alexandra Pedullà
testi (in corsivo) tratti da: Vivian Lamarque "Il
mio amore è buonissimo"
Monza, 25 settembre 2005
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Canovaccio per l'azione teatrale di piazza
L'IMPIEGATO
Testi tratti da "Poesie 1972-2002" di Vivian
Lamarque - Mondadori,
Oscar n.57, 2002
Personaggi:
3 donne vestite con abiti che ne facciano immaginare caratteri
e storie differenti.
1 uomo vestito da classico impiegato: pantaloni scuri o
grigi, camicia azzurra, cravatta, giacca grigia, borsa da lavoro.
- L'uomo
(A) va a sedersi o posizionarsi in mezzo
al pubblico in modo completamente anonimo. Sarà indifferente e un
po' chiuso in se stesso, perso nei suoi pensieri.
- In quello che sarà lo spazio scenico viene posizionata una sedia,
a lato, centrale. Con "spalle coperte" o comunque a chiudere l'area
della scena, prevedendo che quel che vi sarà dietro sarà considerato
dal pubblico estraneo all'azione.
- Arrivano le tre donne
(B, C, D). C ha in mano
una pinza da negozio, di quelle che si usano per prendere gli oggetti negli
scaffali più alti. Si mettono al centro dello spazio scenico, spalle
contro spalle a coprire con lo sguardo tutti i 360°. Cercano qualcuno
o qualcosa.
- B canta:
l'amore mio l'amore mio l'amore mio non esiste
cioè esiste.
- C canta:
l'amore mio è forte fortissimo
l'amore mio è forte fortissimo
sì però il mio babbo era campione d'Italia di sollevamento
pesi
- B canta:
l'amore ml'amore mio una volta aveva una macchina con
una targa molto romantica
invece adesso ha cambiato macchina
l'amore mio ha fatto un affare .
- D canta:
l'amore mio non dite che non è pittore
perché invece è uno dei più pittori di tutti
l'amore mio è nato così
- Mentre una di loro parla, le altre continuano a scrutare nel pubblico
e nella piazza, senza forzature. Cercano.
- C si stacca
dalle altre e gli si rivolge. Dice:
l'amore mio la prima volta che è un po' distratto
me lo prendo e me lo porto via
-
C Cerca ancora
un po' avvicinandosi al pubblico. In mezzo alla gente trova
A.
Gli si avvicina lentamente e lo prende con la pinza alla camicia, all'altezza
dello sterno. Lo tira a sé.
- Intanto le altre due donne si sono posizionate
nello spazio in modo speculare e hanno cominciato a raccontare ai piccoli
gruppi o alle singole persone del loro amore, con queste frasi:
frasi di B:
all'amore mio malato mi piacerebbe fare una sorpresa
per esempio comprargli un libro che voleva lui
e poi se se la sente glielo leggerei
se non tirerei giù un po' la tapparella
e nelle altre stanze camminerei piano
l'amore mio l'amore mio quale amore mio?
l'amore mio non c'è
se no certo non mi lascerebbe qui così
mi direbbe almeno qualche parolina
di sicuro allora me lo sono sognata
che bello se l'amore mio c'era invece non c'è
frasi di D:
io un giorno ho messo sotto il tergicristallo dell'amore
mio un bigliettino
lui ha pensato a una multa invece no ero io
l'amore mio quando era bambino era timidissimo con le bambine
anch'io quando ero bambina ero timidissima con i bambini
forse però l'amore mio un giorno mi avrebbe chiesto come ti chiami
e dopo avrebbe giocato con me un po' a palla
e poi, quando toccherà a lei, frasi
di C:
l'amore mio chissà com'era quando era innamorato
e come andava e veniva
e come si emozionava
forse faceva delle vocine
di certo comunque volava
l'amore mio non ha una poltrona molto comoda
se l'amore mio era mio gliela compravo
l'amore mio purtroppo non vuole mai niente da me
tranne una volta un certificato
-
C porta in giro
nella scena l'uomo, per linee dritte, avvicinandolo a sé, facendolo
muovere a suo piacimento.
A pare impassibile,
non vede la donna, si sposta come se fosse lui a decidere la sua direzione,
come se ogni volta avesse una vera motivazione per cambiare direzione,
dirigersi di lì o di là. È assorto e serio. Poi
C
lo porta verso la sedia, dove lo fa sedere per poter passare la pinza
alla donna successiva (
B).
-
B quando
C
comincia ad avvicinarsi alla sedia con
A, finisce
la frase che sta dicendo, si porta in zona e dice:
l'amore mio la prima volta che è un po' distratto
me lo prendo e me lo porto via
poi va a prendere la pinza che
C
gli porge. Con essa prende
A per il polsino
e anche lei porta in giro per la scena l'uomo. Gli fa fare giravolte,
quasi dei passi di danza.
A sembra contento.
Anche in questo caso (come anche nel successivo) non vede la donna e crede
di muoversi unicamente spinto dalle sue necessità e idee. Si muove
(è mosso) velocemente e si sente ispirato, soddisfatto e lieto.
- Intanto
C si
è spostata a lato a dire le sue frasi sull'amore al pubblico, prendendo
la zona di D, la quale si è spostata in quella che era di
B.
- Quando
B si
avvicina alla sedia per "riporre"
A,
si inizia un altro giro:
D dice la frase
l'amore mio la prima volta che è un po' distratto
me lo prendo e me lo porto via
Poi va a prendere la pinza,
B
prende il posto di
C e quest'ultima quello di
D per dire le frasi al pubblico.
-
D prende
A
alla gola, lo solleva quel poco da dargli solo la tensione ad alzarsi.
A sembra avere un attacco di terrore e stupore. Come se nel suo pensiero
fosse passata un'immagine terrificante.
D lo
lascia ricadere prostrato seduto con i gomiti appoggiati alle sue stesse
ginocchia. Poi lo prende per la giacca dietro alla nuca, e così
lo alza e lo sposta. Lo getta a terra in ginocchio, lo fa camminare un
po' a quattro zampe e crollare a terra. Lo rialza, lo porta a recuperare
la sua borsa e lo riporta a sedere esausto.
A
ha fatto tutto come in preda ad una crisi psicofisica, un incubo.
- Le donne si ritrovano al centro della
scena e si avviano a tornare da dove sono venute
L'uomo, sulla sedia comincia a parlare:
chissà se l'amore mio ci sarà
quando sarò in punto di morte
mi piacerebbe tanto di sì
e che mi stesse vicino vicino
tanto è l'ultima volta
e che mi dicesse delle cose commoventi
per esempio mi dispiace molto che tu muoia
-
A sembra ravvedersi
di un appuntamento. Si alza di tutta fretta e si avvia impercettibilmente
trascinato dalla sua valigia.
Gli animatori:
Vanessa Bertuolo
Paolo Miloro
Laura Stucchi
Alexandra Pedullà
testi (in corsivo) tratti da: Vivian Lamarque "Il
mio amore è buonissimo"
Monza, 25 settembre 2005
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